A conclusione dell’anno sociale 2017/2018 si è svolta lo scorso 2 giugno la tradizionale gita enogastronomica. Mete di quest’anno le isole di Torcello, Mazzorbo e Burano.
La mattinata è iniziata con una visita guidata a Torcello: guidati dal prof. Marco Molin ( direttore del Centro Studi Torcelliani ) abbiamo potuto approfondire la storia dell’isola. Il Centro Studi Torcellani, fortemente voluto dal dott. Molin, che ne è l’attuale presidente, è un istituto di ricerca costituito allo scopo di offrire un’ innovativa proposta culturale riguardante tutto il territorio lagunare che nei secoli ha visto nell’isola di Torcello il suo punto di riferimento principale. Il toponimo “Torcello” deriverebbe, secondo la tradizione, dal nome di una delle porte dell’antica città romana di Altino oppure, secondo un’altra etimologia, il termine risalirebbe al vocabolo Dorceum, cioè “isolotto paludoso emerso”, barena. Quasi certamente il territorio torcellano era già abitato in età imperiale. E’ probabile che il luogo ospitasse una popolazione dedita alla caccia, alla pesca e alla raccolta del sale e che vi fossero anche alcune ville suburbane accanto alle case dei pescatori. Le ricerche archeologiche effettuate a Torcello negli anni 1961-62 da un’equipe di archeologi polacchi, avvalorano questa tesi evidenziando come in loco fosse già presente un insediamento stabile fin dall’epoca romana. Nel 639, dopo la caduta della loro città in mano longobarda, gli abitanti di Altino si rifugiarono in massa nelle isole della laguna e tra le paludi la vita cominciò a riorganizzarsi. Accanto a Torcello iniziarono a ripopolarsi anche le isole minori che, in ricordo dell’antica città della terraferma, presero il nome delle sue porte: nacquero così i toponimi di Mazzorbo, Burano, Murano, Costanziaca, Ammiana, Ammianella, Centranica, isole che nel corso del tempo, splenderanno per le loro chiese e conventi. Nel secolo XV però si cominciarono ad avvertire i segnali di una crisi che porterà il territorio torcellano ad un lento ed inesorabile declino, quasi una lunga agonia, causata da molteplici fattori concomitanti. Nell’arco di qualche decennio le fiorenti isole della laguna lasceranno spazio a canneti e a barene per mostrare un panorama geografico lineare e piatto e le principali famiglie abbandoneranno Torcello per trasferirsi a Venezia, dove ormai hanno luogo i commerci più fiorenti.
Dopo aver visitato la Cattedrale di Torcello ci siamo spostati a Mazzorbo, al Venissa-Osteria Contemporanea, ristorante condotto dallo chef emergente Francesco Brutto, sbarcato in laguna con una squadra di giovani capitanati da Chiara Pavan, che cercano di proporre una cucina di avanguardia. All’interno della tenuta si trovano anche gli “orti salsi”, coltivati con tecniche tradizionali. Il re degli orti è la pianta del carciofo, che ad aprile rinasce con le prime “castraure”, la primizia più ambita dai veri veneziani. Oltre al carciofo, negli orti vengono coltivati i “bisi” (piselli), pomodori gialli, melanzane, cipolle e tanto altro.
Il menù preparato per l’occasione prevedeva:
- Sarde sempre croccanti ( alternativa per i vegetariani: castraure , ambretta nepitella )
- Lasagna ed erbe dell’orto di Venissa
- Pescato del giorno con asparagi, dragoncello e piselli ( alternativa per i vegetariani: ratatouille alla veneziana )
- Semifreddo alla pesca e gelato di menta.
I vini :
- Prosecco “Crede” di Bisiol Valdobbiadene -TV-
- Bianco infinito Maeli Baone -PD-
- Vespaiolo Firmino Miotti Breganze -VI
- Fior d’arancio Maeli Baone -PD-
Dopo il pranzo, visita libera alla vicina isola di Burano e rientro. Si è trattato come sempre di un indimenticabile momento di amicizia, di storia e cultura enogastronomica.
Una bellissima giornata: sole, cultura del territorio, delizie per il palato e amicizia.